Spoiler da Lover Unleashed

9° libro della confraternita - inedito in italia!

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  1. omcry
     
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    grazie grazie grazie :baci: :baci: :ciao:
     
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  2. omcry
     
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    la ward e' fenomenale....scrive divinamente....e tu hai tradotto benissimo...
    storie particolari che sinceramente non pensavo di trovare affascinanti e' di sperare in un piccolo tradimento tra v e buch..ora lo spero!!!!!!!
    :carina:
     
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  3. Lady_Luthien
     
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    Grazie in tutte le lingue del mondo e anche nell'antico Idioma :ooooooooooooooooooooo: Oh santo piripicchio io non ce la fo...ora che Q ha finalmente dichiarato che ama Blay la ward deve per forza scrivere qualcosa...DEVE...e se non lo fa mi aggrego al raid che organizzerai cara vecchiastrega :shifty: Grazie ancora :nananana:
     
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  4. IsaB1982
     
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    Oddioooooo che bellooooooooooooooo...grazie per la traduzione!!! ormai Qhuinn è nel mio cuore :yuppi: :yuppi: :yuppi:
     
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  5. JuCross
     
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    Oddioooooo!!!
    :ooooooooooooooooooooo: :papapapapapapapa: :nananana: :VAIIIII:

    FINALMENTE BUTCH E V INSIEMEEEEEEEEEEEEEE!!!!!
     
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  6. vecchiastrega
     
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    Ed ecco altri spezzoni!! La situazione si fa INCANDESCENTE!!!!!!

    ****

    Xcor e i Bastardi sono arrivati in città. Sono 6 vampiri guerrieri, addestrati dal Carnefice, che sono arrivati a Caldwell in cerca di lesser e di vendetta. Xcor, il capo del gruppo, afferma di essere figlio del Carnefice, e quando ha assistito al suo assassinio, centinaia di anni prima, ha giurato vendetta alla donna che lo ha commesso (Payne, ma lui non sa chi è né dove sia). Ha vissuto fin’ora in un castello del Vecchio Regno (Inghilterra), e poiché in Europa i lesser sono stati quasi totalmente sterminati, ha deciso di andare in America, dove sa che ci sono sia il Re che la Confraternita. E’ arrivato nel nuovo mondo sia per uccidere i lesser (poverino, sennò s’annoiava ...), sia per cercare l’assassina di suo padre, sia, a quanto pare, per spodestare Wrath e la Confraternita. Usa difficilmente i pugnali, preferendo invece una falce. E’ lui che ha lasciato i lesser tagliati in due, quelli che ha ritrovato V. E qui spiega perché.

    Tradizionalmente, nella glymera, quando qualcuno entra in casa altrui, viene messo un biglietto da visita su di un vassoio d’argento che viene portato dal maggiordomo doggen dell’ospite. La carta serve per conoscere il nome ed il lignaggio dell’ospite, ed il proposito è di annunciare il visitatore, ed allo stesso tempo serve per stabilire una gerarchia sociale ed a omaggiare il più alto in rango.
    Comunque, quando uno non sa leggere né scrivere … o più precisamente, quando uno preferisce metodi di comunicazione più pratici e meno teorici?
    Bèh, quel qualcuno allora lascia come omaggio dei corpi fatti a pezzi, in una stradina dove possano essere facilmente trovati dai suoi ospiti.

    ****

    Ok, un pezzettino hot di Manny e Payne, non potevo non metterlo. In fondo sono loro i protagonisti (almeno stando a quello che dice la Ward … mah, sarà … ). Preciso che adoro Manny. Piccolo appunto. Manny è Italiano da parte di mamma, e chiama Payne ‘bambina’. Non in inglese, proprio bambina, in italiano. Nel pezzo che vi metto qui sotto, Payne sta recuperando, e vuole fare una doccia. Manny l’aiuta preparandole l’acqua ed uno sgabello dove potersi sedere, quando …

    Guardando da sopra la spalla, si bloccò. Payne si stava sciogliendo i legacci del camice da paziente e stava lentamente ed inesorabilmente … lasciando che il davanti … scivolasse dalle sue spalle.
    Come il getto d’acqua lo colpì sul braccio iniziando a bagnare il sopra del suo camice, deglutì con forza – e si ritrovò a desiderare di gridare a squarciagola quando le mani di lei catturarono la stoffa, bloccandola sopra i suoi seni.
    Lei rimase così, come se stesse aspettando di vedere la reazione di lui, e quando i loro occhi si incontrarono, il cazzo gli si irrigidì così forte che si stupì che non avesse squarciato il davanti dei suoi dannati pantaloni.
    “Lascia andare, bambina.” Si sentì dire.
    E lei lo fece.
    Dannazione, non aveva mai sentito il desiderio di adorare la legge di gravità, ma lo sentì in quel momento: voleva prostrarsi davanti all’altare di Newton e piangere di gratitudine per la benedizione che faceva cadere tutti gli oggetti sul benedetto terreno.

    ****

    Duuuuuuunque … V becca Payne e Manny sotto la doccia, mentre lui la sta baciando … non proprio sulla bocca … se sono stata spiegata …
    Non la prende esattamente bene, e dopo aver buttato all’aria la stanza, piantato una mega litigata con la sorella, e sbattuto la faccia di proposito contro uno specchio, rompendolo e ferendosi, decide che ha bisogno di qualcosa da qualcuno … Mettevi comodi, si comincia!!

    Entrando nella Tana dal tunnel sotterraneo, Vishous si ripulì il sangue dal volto con la mano, e poi proseguì verso le camere. Suppose che era stata una buona cosa che lo specchio gli avesse quasi cavato gli occhi, perché voleva dire che alcune schegge erano ancora dentro di lui – ma in verità, non gli ne fregava davvero nulla.
    Quando arrivò alla stanza di Marissa e Butch, bussò. Forte.
    “Dammi un minuto.”
    Butch non ci mise molto ad aprire, e stava ancora chiudendo la vestaglia quando lo fece. “Che cosa …” Non andò oltre. “Gesù Cristo … V.”
    Oltre la spalla dell’uomo, Marissa si mise a sedere nel loro letto, le guance arrossate, i lunghi capelli biondi arruffati, le coperte tirate a coprile i seni e tenute lì. La sonnolenta soddisfazione fu velocemente rimpiazzata dallo shock.
    “Avrei dovuto chiamare.” V si stupì del tono calmo della sua voce, e sentì un sapore metallico mentre parlava. “Ma non so dove sia il mio telefono.”
    Quando il suo sguardo si fissò in quello del suo migliore amico, si sentì come un diabetico disperato per la sua insulina. O magari era più come un eroinomane in cerca di una dose. Qualunque fosse la metafora, aveva bisogno di distaccarsi da sé stesso, o sarebbe impazzito ed avrebbe fatto qualcosa di criminale e stupido.
    Come impugnare le sue lame e trasformare quel chirurgo in un mucchio di carne tritata.
    “Li ho trovati insieme.” Si sentì dire. “Ma non preoccuparti. L’umano respira ancora.”
    E poi semplicemente rimase lì in piedi, la domanda che era venuto a fare chiara come il sangue sul suo volto.
    Butch si voltò a guardare la sua shellan. Senza esitazione, lei annuì, gli occhi così tristi, gentili e carichi di comprensione che V si sentì momentaneamente toccato – anche nello stato di vuoto in cui si trovava.
    “Vai,” disse lei. “Prenditi cura di lui. Ti amo.”
    Butch annuì verso di lei. Probabilmente le rispose “Ti amo” con il solo movimento delle labbra.
    Poi guardò V e borbottò burbero, “Vai ad aspettare nel cortile. Vado a prendere la Esacalade – e prendi un asciugamano dal bagno, vuoi? Sembri il fottuto Freddy Krueger.”
    Mentre lo sbirro andava verso l’armadio e si toglieva la vestaglia per potersi vestire, V guardò la shellan dell’uomo.
    “Va tutto bene Vishous,” disse lei. “Andrà tutto bene.”
    “Io non voglio tutto questo.” Ma ne aveva bisogno, prima di diventare un pericolo per sé e per gli altri.
    “Lo so. E ti voglio bene.”
    Tu sei una benedizione oltre ogni misura.” Disse nel vecchio idioma.
    Si inchinò verso di lei ed andò via.

    ****

    V e Butch all’attico al Commodore. L’arrivo.

    Quando il mondo tornò a fuoco un po’ di tempo dopo, V si rese conto di trovarsi sul sedile del passeggero della Escalade. Butch era dietro il volante, ed il fatto che teneva l’acceleratore a tavoletta significava che dovevano aver già fatto parecchia strada: le luci del centro di Caldwell non erano solo in distanza ; erano tutte attorno a loro, brillando attraverso il parabrezza ed i finestrini laterali.
    Il silenzio nel SUV era teso come una lama, e denso come un mattone. Ed anche se erano sempre più vicini alla loro destinazione, V aveva dei problemi a capire questo viaggio che stavano facendo. Non c’era modo di tornare indietro, comunque. Per nessuno dei due.
    Eccoli dentro al parcheggio del Commodore.
    Motore spento.
    Due porte che si aprono … due porte che si chiudono.
    E poi la salita nell’ascensore. Che fu come il viaggio dalla casa al Commodore: niente che rimanesse nella mente di V.
    La cosa successiva di cui fu cosciente, era Butch che usava la chiave dorata per aprire la porta dell’attico.
    V entrò per primo, e fece accendere le candele nere nei loro candelabri. Nell’istante in cui le pareti ed il pavimento nero vennero illuminati, lui passò da zombie ad essere vivente, i suoi sensi tornarono in vita al punto che i suoi stessi passi suonavano come bombe, ed il rumore della porta che si chiudeva dietro di loro sembrava quello dell’edificio che collassava su sé stesso.
    Ogni respiro che prendeva era una sferzata di vento. Ogni battito del suo cuore era il pugno di un pugile. Ogni suo deglutire era una valanga nella sua gola.
    Era così che si erano sentiti i suoi Sub? Così fin troppo vivi?
    Si fermò accanto al tavolo. Nessun giacchetto da togliere. Nient’altro che il camice aperto sul dietro della clinica ormai insanguinato.
    Dietro di lui, la presenza di Butch appariva come una montagna.
    “Posso usare il tuo telefono?” chiese V con voce roca.
    “Tieni”
    V si girò e prese il Blackberry con la mano guantata. Aprendo un SMS bianco, scelse Dott. Jane dalla rubrica.
    A quel punto le sue dita si bloccarono. Il cervello intasato dalle emozioni, le urla che aveva bisogno di buttare fuori si misero nel mezzo, trasformando la sua abituale riservatezza in un solido set di sbarre d’acciaio che lo imprigionavano dentro se stesso.
    Ma poi, quello era il motivo per cui erano lì.
    Con una leggera imprecazione, cancellò il messaggio vuoto.
    Quando si mosse per restituire il telefono, Butch era di fianco al letto, togliendosi una delle sue tante giacche di pelle su misura. Niente stronzate da motociclista per lo sbirro – la giacca gli arrivava ai fianchi, e calzava perfettamente le sue spalle larghe, il materiale più morbido del burro, soffice come una nuvola. E V lo sapeva, perché lo aveva avuto tra le mani in molte occasioni.
    Non era qualcosa con cui il maschio davanti a lui abitualmente lottava.
    E lo stava togliendo per la ragione giusta.
    Non aveva senso macchiare con il sangue qualcosa a cui si tiene.
    Mentre V posava il telefono sul letto, Butch ripiegava il giacchetto con cura e gesti precisi, e quando lo posò, lo fece come se stesse adagiando un bambino sulle coperte nere. Poi quelle sue dita forti e tozze tirarono su la cintura nera e lisciarono camicia di seta dello stesso colore.
    Silenzio.
    E non del tipo confortevole.
    Vishous fece scorrere lo sguardo sulle lastre di vetro che correvano attorno all’attico, fissando il riflesso del suo migliore amico.
    Dopo un momento la testa dello sbirro si girò.
    Il loro occhi si incontrarono nel vetro.
    “Hai intenzione di tenertelo addosso?” chiese cupamente Butch.
    Vishous raggiunse il legaccio sul retro del suo collo e sciolse l’unica cosa che teneva chiuse le due metà del camice. Poi fece lo stesso con quello all’altezza dei fianchi. Mentre la stoffa cadeva dal suo corpo, lo sbirro la osservò colpire il pavimento dall’altro lato della stanza.
    “Ho bisogno di un fottuto drink.” Disse Butch.
    Al bar, l’uomo si versò un bicchiere di Lagavulin. Ed un altro. E poi spinse via il bicchiere squadrato, prese la bottiglia, e bevve direttamente da quella.
    Vishous rimase dove si trovava, la bocca aperta, il respiro entrava ed usciva da lui mentre rimaneva concentrato sull’immagine del suo migliore amico.
    Butch mise giù la bottiglia, ma continuando a stringerla, la testa cadde in avanti come se avesse chiuso gli occhi.
    “Non sei costretto a farlo.” Disse V con voce roca.
    “Si … devo.”
    La testa scura dello sbirro si sollevò e si girò.
    Poi finalmente si avvicinò a lui, lasciando la bottiglia al mobile bar, e si fermò quando si trovò alle spalle di Vishous. Era vicino … vicino abbastanza da poter sentire il calore emanato dal suo corpo.
    O magari era il sangue di V che stava cominciando a ribollire.
    “Quali sono le regole?” chiese lo sbirro.
    “Non ce ne sono.” Vishous si irrigidì sul posto ed abbracciò se stesso. “Fai quello che vuoi … ma mi devi spezzare. Devi riuscire a farmi a pezzi.”

    ****

    Il proseguo lo aggiungo stasera!!!
    Baci baci!!
    :baciotti: :baciotti:
     
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    osigenooooooo.....aiutooooo, hot hot hot !!!!
     
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  8. omcry
     
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    :schizzato: :schizzato: :schizzato: :schizzato: perche' perche'!!!!!
    come faccio ad aspettare stasera!!!!!
    grazie garzie in mille modi possibili :ooooooooooooooooooooo: :ooooooooooooooooooooo: :ooooooooooooooooooooo: :ooooooooooooooooooooo: :ooooooooooooooooooooo: :ooooooooooooooooooooo:
     
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  9. PANDY
     
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    Senza parole! Che meraviglia!!!
     
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  10. Ginmary
     
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    me morta, finalmente Butch e V... anche se in una maniera un pò contorta
    ma sbaglio o in questo libro c'è molto più v che payne, oppure sono le citazioni a tendere più sui due guerrieri?
     
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  11. vecchiastrega
     
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    CITAZIONE (Ginmary @ 31/3/2011, 19:33) 
    me morta, finalmente Butch e V... anche se in una maniera un pò contorta
    ma sbaglio o in questo libro c'è molto più v che payne, oppure sono le citazioni a tendere più sui due guerrieri?

    No, non è solo mio gusto personale. Oddio, magari è pure quello, certo. Ma è proprio il libro che è fatto così, purtroppo. E' una versione peggiorata del libro di Phury per come è organizzato. Nel senso che, la coppia principale, Manny e Payne, passa in quarto/quinto piano, spodestata a tutta forza da Vishous, Jane e Butch. Poi c'è pure la storia di Xcor e dei Bastardi, e quella di Qhuinn e Blay (più che altro Qhuinn).
    Quello che penso, è che, purtroppo, questo cadrà tra i miei ultimi tre libri della confraternita, come indice di gradimento. La maggior parte dei personaggi della serie è a malapena nominata (se è fortunata!!), oppure è passata direttamente nel dimenticatoio (Lassiter, No'one, le ombre per esempio). E la storia principale, oltre ad essere carente di pagine, è pure carente di sostanza. Inoltre c'è un notevole riciclo di vecchie idee e situazioni.... Mah, mi auguro che finendo il libro la mia idea cambi, ma al momento sono molto sfiduciata!! Chi vivrà vedrà!

    Oh, ma non vi fate spaventare dal mio giudizio!!! Io parlo per quello che riguarda i MIEI gusti. Magari a tutti gli altri piace, di recensioni positive ne ho lette molte!!! Che ne sò!! Mica sono la Vergine Scriba, io (E grazie Dio x questo!!)!!

    ******************************************************************


    Ed ecco il seguito tanto atteso!! E’ pesantuccio, almeno secondo i miei standard. Perciò penso sia meglio metterlo sotto spoiler. Chi lo vuole leggere lo apra. Chi pensa che non sia il caso, passi oltre. In buona sostanza è una seduta di tortura fisico-psicologica e poco più, alla maniera del bondage.

    Secondo la mia OPINIONE PERSONALE, la ward 'sta roba se la poteva pure risparmiare, era quasi meglio ... Ma, essendo che la mia NON è l'opinione del popolo, mi limiterò a cercare di riproporre in un italiano comprensibile, e nel modo più fedele possibile, il fattaccio così come è nel libro.
    Per chi ha stomaco, buona lettura!!

    ****

    V e Butch all’attico al Commodore. Il fattaccio.

    SPOILER (click to view)
    Nudo nel suo attico, Vishous aspettava qualcosa … qualunque cosa.
    Invece, Butch fece marcia indietro e scomparve in cucina. Quando rimase solo, V chiuse gli occhi ed imprecò. Quella era una pessima idea. Non puoi chiedere ad un bravo ragazzo Cattolico di giocare con il genere di giochi che V – il colpo che arrivò dalle sue spalle fu rapido e sicuro.
    Era un Body Slam modificato, magnificamente eseguito: due braccia poderose lo circondarono al petto ed in vita, e poi venne sollevato e sbattuto contro la parete più lontana dal tavolo. Che è quando la parte dello ‘Slam’ entrò in gioco: ogni centimetro di lui subì l’impatto. Nessun contraccolpo, comunque. Nessun rimbalzo.
    Venne trattenuto immobile dalla nuca e dal culo.
    “Braccia sopra la testa.”
    Quel ruggito era come una pistola sul retro del suo cranio, e V faticò per obbedire, lottando contro la pressione che intrappolava entrambe le braccia di fronte al suo petto. Il destro si liberò per primo – e nell’istante in cui il polso uscì da quella stretta, fu afferrato e forzato dentro un paio di manette. Stessa cosa successe al sinistro.
    Ma di nuovo, gli sbirri sono bravi con l’acciaio.
    Ci fu un breve rilassamento quando riuscì a catturare un po’ d’aria. E poi il suono metallico di catene che scorrevano in un ingranaggio, annunciò dove si stavano dirigendo le cose: Su.
    Gradualmente il suo peso passò dai piedi all’incavo ed a tutta la lunghezza delle braccia. L’ascesa si fermò proprio prima che le sue dita lasciassero completamente il pavimento … e poi semplicemente restò lì appeso, guardando le finestre, con il respiro che entrava ed usciva dai suoi polmoni mentre sentiva Butch muoversi dietro di lui.
    “Apri la bocca.”
    Al suono di quel comando, V spalancò la mascella, le giunzioni che la legavano alla testa schioccarono, gli occhi spingevano agli angoli, i tagli sul volto tornavano vivi con un coro di urla.
    Il bavaglio fu fatto passare sopra la sua testa, e calzava perfettamente dove doveva, con la palla di gomma schiacciata tra le zanne che le obbligava ad aprirsi ancora di più. Con un rapido strattone, la pelle si tese rigida sulla nuca, e la fibbia venne fissata così stretta da penetrare nella cute.
    Era una preparazione perfetta: La sospensione e la prigionia soffocante facevano il loro lavoro, spronando la sua adrenalina, facendo tendere il suo corpo in tanti modi diversi.
    Un corsetto spinato seguì il bavaglio. L’aggeggio non andava sulle spalle, ma attorno al suo torso, con le punte di metallo che affondavano nella sua pelle. Butch cominciò con la cinghia attorno allo sterno, e poi ci fu una sequenza di compressioni, giù, giù, giù … fino a che, dalla cassa toracica di V fino al suo stomaco ed alla cima dei suoi fianci, cerchi concentrici di chiaro dolore gli attraversavano la spina, schizzando a nord verso i recettori del dolore nel suo cervello, ed a sud verso la sua già durissima erezione.
    Dell’ossigeno sibilò attraverso le sue narici durante un breve momento di calma senza alcun tocco, e poi Butch era di ritorno con quattro strisce di gomma. Per essere un principiante, aveva un grande istinto: Sia il bavaglio con la palla, sia l’arnese per il petto, avevano degli anelli di acciaio inossidabile appesi ogni due centimetri e mezzo circa, e chiaramente lo sbirro aveva intenzione di farne buon uso.
    Lavorando costantemente, Butch fece scivolare dei ganci attraverso i lacci del bavaglio, e tirò verso il basso, attaccandoli sul davanti e sul retro del bustino.
    Che bloccò la testa di Vishous piegata in avanti.
    Poi Butch lo fece oscillare, facendogli fare un giro di giostra.
    In quello stato congelato, era già con la testa parzialmente andata, e non ci mise molto a chiedersi se fosse lui a muoversi, o se era la stanza: le cose gli passavano davanti una dopo l’altra, il mobile bar, la porta, il tavolo … Butch … il letto, le finestre … poi di nuovo il bar, il tavolo … e Butch – che era andato di fronte alle fruste ed alle catene appese al muro.
    Come un treno che ritorna in stazione, la rotazione si faceva sempre più lenta, fino a che si fermò tutta insieme … con loro due che si guardavano in faccia.
    “Hai detto niente regole,” Butch disse a denti stretti. “Ne sei ancora convinto.”
    Senza poter muovere la testa, V fece quello che poteva con i suoi piedi, muovendoli su e giù sul pavimento.
    “Sei sicuro.”
    Quando ripeté il movimento, gli occhi di Butch luccicarono al chiarore delle candele – come se vi fossero delle lacrime, “Va bene, allora,” disse con voce roca. “Se è così che deve andare.”
    Butch si asciugò il volto, si girò verso il muro, e cominciò a camminare lungo la fila di giocattoli. Mentre si avvicinava alle fruste, V immaginò le frange con le punte sferzare sulla sua schiena e sui fianchi … ma lo sbirro andò oltre. Dopo c’erano i gatti a nove code, e V poteva già sentirli flagellargli la schiena … ma Butch non si fermò. Poi c’erano i pesi e gli uncini per i capezzoli, manette d’acciaio inossidabile che potevano essere applicate ai fianchi, alle braccia, alla gola … Quando ogni sezione fu superata, Vishous si accigliò, chiedendosi se lo sbirro voleva soltanto irritarlo, tra l’altro in modo molto poco impressionante – Butch si fermò, comunque. E la sua mano raggiunse – V gemette e cominciò a picchiare contro i legami che lo tenevano sollevato. Gli occhi si dilatarono, fece quello che poteva per supplicare, ma non c’era modo di muoversi o di parlare.
    “Hai detto nessun limite,” disse Butch con voce strozzata. “Perciò è così che lo faremo.”
    Le gambe di V si contrassero, ed il petto cominciò ad urlare per la mancanza d’ossigeno.
    La maschera che lo sbirro aveva scelto non aveva fessure, né per gli occhi, né per gli orecchi, né per la bocca. Fatta di pelle e tenuta insieme da sottili fili d’acciaio, l’unico modo in cui permetteva l’ingresso dell’ossigeno era attraverso due pannelli di rete laterali che erano distanziati abbastanza da non permettere il minimo ingresso alla luce – e l’aria avrebbe circolato sulla pelle bollente ed in preda al panico prima di passare attraverso la bocca e poi nei polmoni. Quell’aggeggio era qualcosa che V aveva comprato, ma non aveva mai usato: l’aveva tenuta solo perché lo terrificava, e quella era una ragione sufficiente.
    Essere derubato della vista e dell’udito, era l’unica cosa che, garantito, gli avrebbe fatto perdere la testa – che era esattamente il motivo per cui Butch aveva scelto la maschera. Conosceva troppo bene i bottoni giusti da pigiare – il dolore fisico era una cosa … ma la roba psicologica era molto peggio.
    E quindi più efficace.
    Butch gli camminò lentamente intorno, fino a sparire alla sua vista. Con movimenti furiosi, V cercò di riposizionarsi per vedere di nuovo in faccia l’altro, ma le dita dei piedi non riuscivano a trovare sufficienti appoggi sul pavimento – che era un altro successo della strategia dello sbirro. Lottare e contorcersi e non ottenere nulla, serviva semplicemente ad aumentare il terrore.
    In un attimo, tutto fu buio.
    Strattonando in modo incontrollabile, Vishous provò a lottare, ma era una battaglia che era destinato a perdere: con un rapido strattone, la maschera si strinse attorno al suo collo, bloccata, non se ne sarebbe andata da nessuna parte.
    L’ipossia mentale iniziò immediatamente. Non c’era ossigeno da prendere, niente che filtrasse, niente – sentì qualcosa sulla gamba. Qualcosa di lungo e sottile. E freddo.
    Come una lama.
    Diventò ancora più rigido. Al punto in cui i suoi sforzi precedenti tornarono indietro e si aggrappò forte alle catene sopra di lui, il suo corpo una statua sospesa da due fasce di metallo.
    I respiri di V dentro il cappuccio erano un ruggito nelle sue orecchie, e cercò di azzerare le sensazioni sotto la sua vita: il coltello viaggiava lentamente, inesorabilmente verso l’alto, e quando arrivò, si mosse verso l’interno delle sue cosce … nella sua scia, una traccia liquida fioriva e colava fino al suo ginocchio.
    Non sentì neppure il dolore del taglio mentre la lama si avvicinava al suo sesso: le implicazioni erano un cazzotto sufficiente sul suo pulsante di distruzione.
    In un flash, passato e presente si mescolarono, l’alchimia avviata dall’adrenalina pompava attraverso ogni vena del suo corpo; venne immediatamente strattonato indietro attraverso il tempo fino alla notte in cui gli uomini di suo padre lo avevano immobilizzato in mezzo alla sporcizia sotto il comando del Carnefice. I tatuaggi non erano stati la parte peggiore.
    Ed eccoci lì, che succedeva ancora. Solo che non erano pinze.
    Vishous urlò intorno alla palla del bavaglio … e continuò a farlo.
    Urlò per tutto quello che aveva perso … urlò per la metà dell’uomo che era … urlò per Jane … urlò per chi erano i suoi genitori e per quello che desiderava per sua sorella … urlò per quello che aveva costretto a fare il suo migliore amico … urlò ed urlò fino a che non ci fu più fiato, niente coscienza, niente.
    Niente passato e niente presente.
    Non c’era più neppure se stesso.
    E nella nebbia del caos, nel modo più strano, divenne libero.


    ****

    Ok, tutto questo è PARECCHIO strano!!! A mio modesto parere, miss Ward stavolta ha un po’ esagerato …

    La reazione di Butch non ho fatto in tempo a farla x stasera (lavoro lavoro lavoro!) Metto tutto domani!!
    Baci baci!!
    :baciotti: :baciotti:
     
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  12. omcry
     
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    :unsure: :blink: :huh: :???: non ho parole!!!!!!!!
    veramente pensavo di peggio...ma......... urca.......
    ok non parole!!!!!!!
     
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  13. katya_leoncina
     
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    Ragazze :occhioni: :occhioni: :occhioni: ,ho la bava e devo pulire la tastieraaaaaaaaa.......... :occhioni: :occhioni: :occhioni: .Cavoliiiiiii........che robbbbbbaaaaa........ :occhioniii: :occhioniii: :occhioniii:,grazieeeee ancora vecchiastrega :bacio2: :bacio2: :bacio2:
     
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  14.  
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    non so bene che dire, mi immaginavo qualcosa di diverso........ :???:
     
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  15. vamplover
     
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    OMG!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :huh: :huh: :huh: :huh: :huh:


    GRAZIE GRAZIE.....Cosa ti posso dire ????'

    SPOILER (click to view)
    a me questa scena è piaciuta tanto :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:





     
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137 replies since 29/3/2011, 09:06   5088 views
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